A ventitrà© anni dalla riforma del Codice Rocco il processo penale langue. I problemi sono aumentati invece che diminuire. Ogni giorno muoiono 463 processi penali in Italia (Fonte: Csm, al marzo 2012). Ben 169mila si prescrivono ogni anno a partire dal 2001. Per una condanna definitiva bisogna attendere almeno un lustro. Tempi assurdi per un Paese civile che vuole garantire la giustizia a tutti. Di chi è la colpa? La risposta è contenuta in un piccolo libretto appena pubblicato dalla Cedam: “La Giustizia penale in Italia: un processo da sbloccare. La lezione americana”, a firma di due autorevoli magistrati: Antonello Mura e Antonio Patrono. La tesi dei due magistrati è semplice: il nuovo codice di procedura penale, voluto dal ministro Guardasigilli Giuliano Vassalli nel 1989, fu come il trapianto di un corpo estraneo nella struttura giuridica millenaria del nostro Paese. I frutti del rigetto sono prescrizioni, lentezze, ritardi, errori in serie: conseguenze di una struttura processuale incapace di rispondere alle attese dei cittadini per come è stata pensata. Una tesi controcorrente rispetto alle grida da prefica di chi lamenta sempre pochi fondi e mezzi. Ma una tesi corroborata da fonti e riscontri che se venisse seguita potrebbe forse risolvere l’annoso problema della giustizia penale nel nostro Paese definitivamente. Il magistrato Antonello Mura, Sostituto Procuratore Generale della Corte di Cassazione, ne parla con il giornalista Luigi Ferraiuolo (l.ferraiuolo@tv2000 …